Nella terza giornata del Salone si è parlato anche di “Arte, cultura e spettacolo nell’epoca del lockdown”. Importanti testimonial hanno raccontato come sono cambiate le cose in un comparto molto importante e fortemente penalizzato dall’emergenza covid. “Da giugno siamo uno dei teatri che ha aperto di più il sipario”, ha raccontato il direttore Teatro Nazionale, Davide Livermore. “In questo momento storico è fondamentale dire alle persone che se i teatri sono dei luoghi che non reputate sicuri, beh siamo noi che veniamo nella piazze, come abbiamo fatto con il Tir. Con 20 spettacoli, questa estate, abbiamo fatto vedere teatro a più di 6000 persone. Abbiamo aperto la stagione con Elena, abbiamo fatto sold out, ma all’interno delle nostre sale non c’è stato un caso covid”.
Sono intervenuti tra gli altri anche Claudio Orazi (sovrintendente del Teatro Carlo Felice) e Serena Bertolucci (direttrice di Palazzo Ducale) che ha sottolineato: “Per fare arte servono due componenti essenziali: noi operatori e il pubblico. È un momento difficile. È un dolore sapere di avere una mostra importante come quella di Michelangelo e doverla chiudere, ma stringiamo i denti. Il simbolo di questo cambiamento, dove tutto è ribaltato, è l’opera di un artista contemporaneo, che abbiamo scaricato l’altro ieri. Vede protagonista una testa del David di Michelangelo capovolta che abbiamo messo nel cortile del Palazzo. Abbiamo bisogno di cambiare la mentalità. Nei musei, nei luoghi della cultura non c’è bisogno solo di umanisti ma di tecnici, filosofi, musicisti. Di chiunque abbia voglia di mettere la creatività in gioco! Nei luoghi di cultura – chiude la Bertolucci – non si conservano solo cose e basta, ma sono la spina dorsale della nostra nazione”.